In occasione dell’uscita di “I’m fading”, il nuovo singolo dei Bounce Back, abbiamo intervistato Roberto Moretti, voce del duo.
Bounce Back, in inglese significa “riprendersi”, più precisamente “tornare in salute, avere successo o avere fiducia in se stessi dopo essersi ammalati o aver avuto difficoltà”. Molto profondo questo
concetto, un nome d’arte “importante”: com’è nato?
Beh la storia è questa… Mi esibisco da tempo come artista di strada in Piazza Duomo, a Milano. Ho sempre cantato ma non mi ero mai accompagnato con uno strumento. Nel maggio 2019 decido di fare una full immersion di chitarra. In effetti qualcosa ho imparato, cosi un giorno mi sono detto: perché non provi a buttare giù degli accordi? Nel giro di due minuti ho composto una melodia. Ho deciso di dare a questo pezzo il titolo “bounce back”, un phrasal verb molto usato dagli anglofoni ma direi di nicchia x noi italiani. Ho pensato di partire da questo pezzo per raccontare una storia attraverso un album e a quel punto mi sono detto che mi serviva uno strumentista, così ho fatto una ricerca online e ho conosciuto Luca: a lui il nome è piaciuto subito ed abbiamo deciso di adottarlo come nome del gruppo. Ci piace la doppia B, abbiamo anche pensato di utilizzarla per la creazione di un logo ma l’idea non ci è sembrata molto attuale. C’è una difficoltà anche con i motori di ricerca, perché diverse canzoni, soprattutto hip hop americano, hanno come titolo “bounce back”, allora abbiamo pensato di ovviare con Bounce Back Band.
Bounce Back Band… così le B diventano tre!
Senti, dicevi che hai conosciuto Luca (Lodigiani ndr) online: com’è andata esattamente?
Da tempo mi ero registrato in qualche piattaforma web di musicisti con l’intento di trovare collaborazioni. In realtà ho trovato Luca su un gruppo Facebook di musicisti di Milano: ho messo un annuncio e lui mi ha risposto tra i primi. Ci siamo visti per un aperitivo a Lambrate e la sensazione è stata ottima, così siamo partiti!
Probabilmente te lo avranno chiesto mille volte… come mai l’uso della lingua inglese per le vostre canzoni?
Si me lo chiedono spesso in effetti, ma si tratta di una domanda tanto semplice quanto “vera”… In effetti facciamo fatica a farci piacere, quella che facciamo non è la musica che va adesso, sia per la lingua che per il genere che abbiamo scelto… quindi perché? Beh, i nostri riferimenti sono tutti inglesi, ci viene spontaneo pensarla così. Per me comporre testi in italiano per la musica che ho dentro sarebbe una vera forzatura. Certo, è difficile scrivere in inglese, ci sono parole e frasi che per noi in italiano hanno un certo significato ma in inglese cambia: bisogna stare attenti, farsi dare feedback continuamente. Anche Luca è cresciuto con questi riferimenti. E’ super appassionato dei Tears for Fears! Infatti, se hai notato, inserisce spesso il synth nelle basi, io invece sono più vecchio stile…
Ecco, a proposito di riferimenti musicali, che musica ascoltate?
Luca adora i Radiohead e la musica psichedelica anni 70 tipo Pink Floyd: in alcuni brani si sente! Io invece sono cresciuto con i Bon Jovi, con Brian Adams (che è un po’ il mio riferimento a livello vocale), gli U2, i Guns’, gli Skid Row ma anche i Colplay dei primi album, fino a Viva la Vida per intenderci.
Musica fantastica!! Ma quanti anni avete?
Siamo entrambi trentenni!
Sono curiosa di sapere come nascono le vostre canzoni: avete una strategia, un rituale che vi aiuta nel processo creativo?
Per questo album io avevo in mente da tempo la storia, volevo un concept album, una sorta di racconto che portasse gli ascoltatori da emozioni negative a positive, avevo bisogno di un crescendo emotivo. Quando ne ho parlato con Luca, mi ha detto che aveva già all’attivo un sacco di basi musicali inutilizzate. Così ho tracciato dieci “linee emozionali”, ossia quello che desideravo trasmettere, e ho ascoltato le sue basi: per alcune il mood era diverso da quello che cercavo, ma in realtà molte altre siamo riusciti ad utilizzarle e ad adattarle, altre ancora invece le ha dovute creare ex novo. Comunque è fondamentale il continuo confronto. Non so se hai sentito “Grane of corn”: è stata la prima demo che mi ha fatto sentire Luca: è nata in un certo modo, ma poi ci abbiamo lavorato insieme e si è evoluta sulla base di quello che volevamo trasmettere.
Ogni nostro brano ha forte taglio emotivo, è importante la coerenza con quello che si vuole esprimere, altrimenti il rischio è quello di forzare. Ogni volta che qualcosa nella base non convinceva chiedevo a Luca. Mediamente comunque, io curo la parte vocale e il testo, lui predispone una demo strumentale e poi c’è il confronto tra noi per la stesura definitiva.
Sul vostro ultimo pezzo avete dichiarato: «I’m Fading è la raffigurazione di quel vortice in cui una volta nella vita finiamo tutti. Non si capisce più chi siamo, chi sta con noi e chi contro, dove sia la
via d’uscita. L’unico riferimento è il punto più basso appena toccato».
Com’è nato? Mi racconti qualcosa di più?
Guarda, non saprei dirti esattamente com’è andata… era qualcosa che avevo dentro da tempo.
Questo è il secondo brano della storia, dell’album. Ho voluto rendere l’idea di un forte senso di solitudine, isolamento, confusione. Il brano è in 7/4, ho proprio voluto che in qualche punto si avvertisse forte la sensazione di sospeso: ci sono dei punti dove vocalmente io trascino la sillaba, la batteria potenzia ulteriormente questa sensazione. Il brano racconta di un’ombra in piedi, mentre il protagonista è a terra che si chiede di chi sia la colpa. C’è una sorta di legame emotivo con l’ombra, il protagonista ha la consapevolezza di essere nel punto più basso, sente di doverne uscire, ma è difficile: è quasi meglio restare nella zona di comfort anche se ti fa soffrire, piuttosto che lottare per qualcosa di sconosciuto.
Che inquietudine! Si, comunque ho presente la sensazione…
(Ride) Beh, tranquilla… facciamo anche brani allegri!!! “Morning” ad esempio è di una semplicità e di una leggerezza disarmanti…
Ho visto il video! Anche quello bello carico di tensione… E’ stato girato nei dintorni di Monza, giusto? Com’è nata quest’idea?
Stiamo lavorando con due ragazzi, di Hard Reset Studio: lo storytelling è loro, così come la realizzazione. Hanno reso bene l’idea, ci è piaciuto molto il loro lavoro: hanno ascoltato e recepito le nostre esigenze, ci sono venuti incontro sia a livello di idee che di budget.
Che ridere! Hai presente la scena scacchi? L’abbiamo girata nel garage di Luca, luci rosse soffuse, garage socchiuso, un po’ di vocio… ci credi che i vicini ci hanno scritto cartello minatorio pensando che avessimo organizzato una bisca??
Quali sono i vostri progetti per il futuro? Come immaginate il vostro percorso?
Il prossimo step sarà l’uscita del quinto singolo, poi rilasceremo anche le atre canzoni dell’album.
Nel futuro… beh, vorremmo suonare! Ci piacerebbe fare concerti come rock band: siamo già in contatto con un batterista e un bassista, poi, viste alcune sonorità, l’ideale sarebbe trovare anche un tastierista. Ora siamo seguiti da Red&Blue per la comunicazione e da un produttore per il resto: ci piacerebbe però lavorare con un’etichetta, sia per la realizzazione/registrazione dei pezzi che per l’immissione nel mercato discografico. Vorremmo trovare qualcuno che creda veramente in noi e nel nostro progetto. Inoltre, abbiamo fatto qualche test fuori dall’Italia e abbiamo avuto diversi feedback positivi: ecco, ci piacerebbe esplorare anche il mercato estero.
Per concludere, eccoti un bel domandone: se incontrassi il giovane Roberto di qualche anno fa, ancora all’inizio del suo percorso, cosa gli diresti?
Beh, non ho molto da recriminare per quanto riguarda gli ultimi tre anni. Al me dei vent’anni invece farei un culo così! Nella musica conta molto partire subito e darsi obiettivi importanti! Sai, una cosa è dedicarsi a un tuo progetto quando hai vent’anni e hai molto tempo libero, ben diverso è farlo mentre lavori! Certamente ora ho più lucidità, sono più maturo, ma sicuramente gli avrei detto di darsi una mossa prima!
Che bella chiacchierata!! Ti ringrazio molto Roberto, auguro a te e Luca tutto il meglio per questo vostro percorso. Speriamo di poter vedere presto un vostro concerto… Vi seguiremo!
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Biografia
I Bounce Back sono un duo milanese, formatosi nel 2019, composto da Luca Lodigiani, chitarra, e Roberto Moretti, voce. Dall’impronta rock, quel rock che affonda le radici nel filone anglosassone anni 80’ e 90’, ma con l’immediatezza tipicamente moderna, il duo racconta storie di emozioni comuni, fotografate in uno spaccato microscopico, ma al contempo eterno. Dal forte carattere emotivo, i brani si caratterizzano in maniera netta per mood e melodia, dando libero sfogo a testi talvolta criptici, talvolta diretti. Con tre singoli già pubblicati, i Bounce Back si apprestano a lanciare il quarto, I’m Fading, in attesa di uscire in primavera con l’intero album.