Alberto Lodovichi per Musichunter ha avuto modo di intervistare “Fioriti” (all’anagrafe Matteo Fioriti), giovane cantautore umbro classe 1997, in occasione dell’uscita del suo primo singolo “Check”.


Musichunter è una realtà che esiste da molti anni in forma amatoriale e che adesso è in fase di restyling per adattarsi alle nuove esigenze in ambito musicale. Il nostro obiettivo è valorizzare talenti emergenti e supportarli nel loro percorso.

Fioriti

D: Ciao Fioriti, innanzitutto ti faccio i complimenti per il tuo ultimo brano “Check”, poi vorrei che mi raccontassi come nasce la tua musica e come nascono i tuoi testi.
R: I miei testi nascono in maniera quasi casuale, non mi metto a tavolino a dire: “OK adesso scrivo una canzone su un certo argomento“. Credo sia un processo di metabolizzazione di quello che succede nella vita di tutti i giorni. Quando provo una certa sensazione scrivo un qualcosa che rimane li per un po’ di tempo, è difficile che io scriva un testo tutto insieme. Magari butto giù solo cinque righe e poi mi svuoto di quella sensazione, quindi finché non ritorno a percepire quelle determinate sensazioni quel testo probabilmente non si evolverà. Check è stato, forse, l’esempio più calzante di questo processo. Le prime parole del testo le ho scritte quasi tre anni fa. Nel frattempo sono successe cose che hanno cambiato la mia vita e il mio modo di vedere le cose. Piano piano, nel tempo, mi son ritrovato a scrivere ogni tanto pensieri, parole, idee. Fare questo per me è come una terapia. Poi ho cominciato a realizzare che c’era un filo logico tra tutti gli scritti e mi sono reso conto che poteva diventare una canzone. Ho quindi cominciato a produrre il brano facendone diverse versioni della parte strumentale cercando di esprimere con la musica “le parole che non posso esprimere a parole”. Quando finalmente ho trovato il suono del synth iniziale (un suono fatto da zero, non derivato da librerie) mi sono detto: “OK ci sono” e da li ho trovato il giro. Il titolo del brano è venuto spontaneamente alla fine della registrazione; “CHECK”, OK fino ad adesso è successo questo, punto a capo e guardiamo avanti.

D: Ho sentito che suoni molto bene la chitarra, sai suonare altri strumenti?
R: Suono un po’ di tutto, dalla chitarra al pianoforte e mi occupo dell’intera produzione dei miei brani.

D: Hai studiato musica o sei autodidatta?
R: Ho fatto lezioni private di chitarra da ragazzo con un maestro che aveva un approccio particolare. Mi chiedeva: “Che canzone ti piace?” e mi incoraggiava a suonarla ad orecchio per poi spiegarmi la parte teorica. Questo tipo di approccio è stato utilissimo nel mio percorso musicale, sia nell’imparare a suonare anche il pianoforte sia a suonare dal vivo sul palco.

D: A proposito di palco, ho visto che ti piace esibirti da solo nei live.
R: Si, è vero, sin dall’inizio son partito da solo e la cosa mi ha affascinato da morire. Da quando a dodici anni ho iniziato a suonare alle feste coi parenti le cose che avevo scritto. Da li ho cominciato a suonare senza una band e la cosa non ha mai portato ansia o pressioni, neanche quando le situazioni diventavano sempre più importanti, anzi più gli eventi sono grandi più mi sento bene.

D: Quindi sin dall’inizio hai cominciato col proporre le tue cose?
R: (sorride) Si infatti io ho iniziato a suonare a dieci anni ed a scrivere cose mie ma fino ai 17 anni solo in inglese perché musica che ascoltavo maggiormente era musica straniera. Poi è cominciata la necessità di trasmettere un messaggio ancora più comprensibile. Il mio primo lavoro in italiano è uscito circa due anni e mezzo fa sotto il nome di JM.

D: Come mai questa decisione di cambiare nome?
R: JM è un nome che mi ero preso da piccolino quando ascoltavo musica americana e in quel periodo andavano tutti questi nomi con la J poi crescendo ho cominciarlo a sentirlo sempre meno mio. JM non dava l’immagine di un cantante italiano, io sono molto attento a quelle che sono le mie radici. In secondo luogo mi sono reso conto che a livello social JM era un nome disastroso inoltre avevo la necessità di evidenziare che si era chiuso un periodo della mia vita e ho potuto dire: Ecco adesso finalmente cambio” e cambio in FIORITI che è il mio cognome, la mia pelle, la mia identità più sincera e più onesta.

D: Hai detto che prima ascoltavi prevalentemente musica Inglese, mentre adesso quali sono i tuoi riferimenti musicali?
R: Damien Rice mi fa impazzire sotto l’aspetto folk, intimo, mentre per gli italiani mi rivedo molto in Willie Peyote, nel suo percorso nella sua tenacia, reputo sia un bravissimo autore. Mi è sempre piaciuto Jovanotti e ammiro molto Sergio Cammariere; dipende anche un po’ dal momento, mi piace spaziare tra i generi musicali.

D: Per quanto riguarda la scrittura dei testi, da un punto di vista lessicale quali sono i tuoi riferimenti letterari? inteso come poeti e scrittori.
R: Non mi sono mai detto voglio scrivere come altri, forse le influenze maggiori le potrei ritrovare in Vincenzo Constantino, che definirei l’ultimo dei poeti italiani. Ho trovato una certa ispirazione nel modo di scrivere fantasioso, legato sempre ad un contesto reale, di Paulo Coelho. Di fatto però la mia scrittura cerca sempre di esprimere un concetto con la giusta parola in armonia con la musica.

D: In questo ultimo anno la musica sta soffrendo per tutte le limitazioni imposte dalla pandemia. Artisticamente come stai affrontando questa situazione?
R: Mi ha dato tantissimi input in quanto sono riuscito ad allargare i miei orizzonti, ho iniziato a lavorare come creative director in una compagnia che ha diverse sedi nel mondo come Toronto, Tokyo. Penso comunque che in certi momenti uno debba semplicemente accettare che le cose vadano in un determinato modo. Bisogna cercare altri stimoli, altre visioni. Ho la sensazione che questo particolare periodo stia eliminando tutto quello che era incerto.

D: Sei nato in una regione che storicamente non ha mai prodotto molti cantautori famosi, pensi che possa essere tu il predestinato?
R: In effetti non ci avevo mai pensato (ride), tieni presente che in Umbria siamo in pochi, solo ottocentomila, poi c’è un po’ il discorso che ci sono meno opportunità rispetto ai grossi centri urbani come Milano o Roma. Oggi però è meno difficile farsi conoscere, grazie alla tecnologia è possibile caricare in rete il tuo lavoro e puoi farti conoscere più facilmente, ed inevitabilmente questo creerà più opportunità.  Quindi vedremo; faccio tutto questo con grande passione. In primis non punto al successo ma quello che faccio lo faccio per me stesso, un passo alla volta. Mi viene in mente la frase in latino “natura non facit saltus” la natura non fa salti, ogni cosa in natura avviene secondo leggi fisse e per gradi. Mi piace godere dei piccoli traguardi, vedendo sempre una crescita.

D: Musichunter punta a valorizzare talenti emergenti. Dunque colgo l’occasione per chiederti: secondo te, di cosa ha bisogno un artista musicale oggi per emergere? 
R: Probabilmente di un team che si occupi delle grafiche, dei video, della fotografia, della promozione, avere al fianco persone che credono in te e che credono nel tuo percorso.

Bene Matteo (Fioriti), Grazie per la piacevole chiacchierata accompagnata sempre dal tuo ottimismo contagioso.
Alla ripresa dei live avremo sicuramente modo di venirti ad ascoltare.

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